Post by max72Ciao a tutti,
vorrei sapere a che grado di profondità si può arrivare con
l'autoipnosi a differenza dell'ipnosi(o anche ipnosi regressiva) ?
autostima, gelosia, impulsività e aggressività (nelle discussioni,
solo a livello verbale), possono rivelarsi utili strumenti per la
correzione di questi "difetti"?
Partendo dal presupposto che una persona abbia già fatto una buona e
sincera analisi (per quel che può fare una persona che non ha
conoscenze di psicanalisi) su se stesso, sui propri difetti e sulle
possibili cause che hanno portato ad averli, pensate sia utile provare
con queste tecniche per risistemare ciò che non è a posto?
Allora mi chiedo se già da solo posso arrivare a
risolvere questi problemi per ottenere maggiore serenità di vita e di
rapporto...
Grazie a tutti...
Buon giorno,
vorrei rispondere al messaggio qui sopra, perché offre l'opportunità per chiarire alcune cose molto importanti sull'ipnosi. Comincerei dal
titolo.
IPNOSI COME TERAPIA??
Il titolo del thread è: "l'ipnosi come terapia". Ipnosi come terapia? Sì, può darsi, ma in tal caso va precisato che la terapia la fa il
soggetto ipnotico, e non certo l'operatore. In altre parole, quando si usa l'ipnosi il rapporto non è più terapeuta-paziente, ma
ipnotista-autoterapeuta. Questa è la vera natura del rapporto ipnotico. Molti possono essere infastiditi da queste affermazioni, ma Ernest
Rossi (1996) ha pubblicato che "la dura lezione ricevuta da Erickson dopo 8 anni di collaborazione è stata comprendere che Erickson non ha
mai creduto che l'ipnoterapeuta fosse in grado di fare ipnoterapia". Ora, perché questo concetto è così difficile da comprendere? Perché
tuttora continua a non venire capito che nell'ipnoterapia l'induzione della trance è un'esperienza di un certo tipo, ma la condizione
ipnotica (trance) e la sua utilizzazione sono tutt'altra cosa. Infatti la trance è il risultato finale di speciali processi interiori di
apprendimento e di esperienza all'interno del soggetto ipnotico, e non deriva affatto dagli sforzi dell'operatore. Ora, la tecnica usata ha
ben poca importanza, perché lo scopo è sempre lo stesso: lo sviluppo di una situazione ipnoterapeutica dinamica. E invece si bada sempre a
ciò che fa l'operatore, senza alcuna considerazione per l'attività del soggetto, che è la sola cosa che conta veramente quando c'è di mezzo
l'ipnosi. Tutti parlano delle tecniche per indurre l'ipnosi, ma nessuno discute i problemi che si incontrano nell'uso terapeutico
dell'ipnosi, e che portano a concludere che esso andrebbe assai meglio definito come uso auto-terapeutico. E questa è la causa principale
della grossa confusione che esiste relativamente all'ipnosi. Un conto è indurre l'ipnosi, ma ben altra cosa è utilizzare la trance (MH
Erickson, J Abnorm Soc Psychol, Vol. 43, No. 3, July 1948). Ecco un esempio piuttosto sorprendente fatto da Erickson medesimo, a
dimostrazione di quanto sia difficoltoso staccarsi dall'idea scorretta (rapporto terapeuta - paziente), che invece va sostituita da quella
corretta (ipnotista - autoterapeuta). Elenchiamo tre tecniche ipnotiche: 1) ipnosi senza suggestioni dirette o esplorative; 2) ipnosi con
suggestione diretta per la scomparsa del sintomo; 3) ipnosi con suggestione diretta per la scomparsa delle attitudini sottostanti al
sintomo. Ebbene, come Erickson fa notare, queste tre tecniche sono assolutamente identiche, perché va considerato il comportamento del
soggetto ipnotico, mentre tali tecniche appaiono differenti solo al terapeuta limitato, che è incapace di gestire la situazione al di là di
ciò che fa e dice personalmente, e che sta completamente trascurando la dinamica del rapporto ipnotico, attribuendosi peraltro un ruolo
direttivo che non ha, in quanto i risultati terapeutici dipendono interamente dal soggetto ipnotico (fonte: MH Erickson, J Abnorm Soc
Psychol, Vol. 43, No. 3, July 1948). In breve, l'ipnositerapia è valida solo quando c'è un buon ipnotista insieme a un soggetto disponibile.
Un terapeuta può solo fare quella che lui o la sua scuola pensano che sia la cosiddetta terapia, ma non può fare terapia ipnotica (perché
soltanto il cliente ha pieno accesso alla propria trance, ed è quindi l'unico ipnositerapeuta possibile). A me piace sintetizzare questo
punto centrale dell'ipnosi ericksoniana ribadendo che a dire il vero l'ipnositerapia non esiste. Infatti esiste l'ipnosi, favorita da un
ipnotista, ma come si è detto l'utilizzazione personale e soggettiva della trance ipnotica da parte del soggetto è l'unica fonte reale di
beneficio. Ma allora questo è un apprendimento, e non certo una terapia. Quindi un simile momento creativo non è affatto una ipnositerapia
bensì un 'ipno-apprendimento'. Del resto, non solo il termine ipnositerapia è ingannevole, ma lo è anche il termine ipnosi (la parola in
greco significa sonno, ma invece è una condizione di veglia). In breve, per concludere, l'ipnosi è un mezzo per dare una mano a se stessi
(British Med J, 2003 May 3; 326(7396):S154).
PROFONDITA' DI TRANCE IN AUTOIPNOSI
Dopo aver commentato il titolo del thread, vado avanti con il testo, dove c'è un altro punto fondamentale da chiarire. Viene chiesto a che
grado di profondità si può arrivare con l'autoipnosi a differenza dell'ipnosi. "Autoipnosi a differenza dell'ipnosi?". Non c'è nessuna
differenza dal punto di vista del soggetto ipnotico, ma, di nuovo, ci sono solo apparenze di differenza dal punto di vista dell'operatore,
che però è il punto di vista più miope e meno redditizio possibile. Questo però è più facile da capire. In pratica, basta considerare che
solo il sistema nervoso del soggetto ipnotico può sviluppare l'ipnosi, e poco importa se sia stimolato da altri (fattori esterni) o da se
stesso (fattori interni): il risultato è sempre lo stesso (la trance ipnotica). E deriva sempre dalla risposta agli stimoli, cioè
dall'attività del soggetto ipnotico. L'operatore non può fare altro che tentare di stimolare tale l'attività ipnotica, cosa che può fare
ovviamente anche il soggetto ipnotico per conto proprio, purché sia a conoscenza della vera natura dei fenomeni ipnotici (il che si ottiene
alla massima velocità con un istruttore o trainer sufficientemente esperto di ipnosi). Per quanto si è detto, appare ormai ovvia la risposta
sulla profondità di trance: con l'autoipnosi si può arrivare a qualsiasi profondità di trance. Qualsiasi. L'unica cosa è che non si può
sapere quando questo accadrà. Si noti che l'efficacia dell'ipnosi non dipende da quanto è profonda la trance, a meno che non si vogliano
utilizzare a fondo i fenomeni ipnotici stessi (allucinazioni, anestesia chirurgica, regressione, amnesia selettiva, postipnosi complessa..).
In quest'ultimo caso, infatti, è necessaria una trance stabile. Ad esempio, nella regressione, se l'ipnosi è insufficiente il soggetto finge
(compiacenza). mentre in trance profonda il fenomeno regressivo è talmente valido che supera qualsiasi test clinico. Un esempio pubblicato
di autoipnosi con trance molto profonda riguarda un consistente sviluppo dei seni ottenuto tramite l'ipnosi (MH Erickson, Am J Clin Hypn;
1960, 11:157-159). In quel caso vennero fatte sedute settimanali consentendo alla cliente di entrare in autoipnosi profonda 3 volte su 4 a
casa propria. Come si nota, con un buon training l'autoipnosi è molto più evoluta e perfezionata perché il soggetto è più competente. Si
risparmia un mucchio di tempo.
IMPIEGO DELL'IPNOSI E DELL'AUTOIPNOSI
Proseguendo, viene chiesto se l'ipnosi e l'autoipnosi possono essere utili in contesti di autostima, gelosia, e impulsività. Devo di nuovo
sottolineare che non c'è differenza tra ipnosi e autoipnosi, perché quello che si ottiene NON dipende dall'operatore ma dall'attività
inconscia (ipnotica) del soggetto. Qui c'è di nuovo una vera e propria trappola per il profano. L'ipnoterapia nei contesti elencati sopra è
tanto migliore quanto meglio il soggetto ipnotico può lavorare ipnoticamente. In altre parole, c'è bisogno di consentire al soggetto
ipnotico di lavorare inconsciamente, con interferenze coscienti ridotte al minimo (modalità ipnotica massimizzata). Ora, il lavoro inconscio
è sconosciuto anche al soggetto ipnotico. Quando un nome di persona non viene in mente, noi lasciamo perdere dedicandoci ad altro, ma a un
certo punto il nome viene fuori dal nulla. Chi lo ha cercato? L'inconscio. Questo esempio comune dimostra che è stata portata a termine una
ricerca inconscia a nostra insaputa. E noi veniamo a conoscenza di questa ricerca solo grazie ai risultati, cioè DOPO che il nome è venuto a
galla, altrimenti non avremmo mai saputo nulla di questa ricerca. Allo stesso modo, molti clienti in studio migliorano rapidamente, e si
stupiscono in continuazione dei cambiamenti in corso, perché non sanno come spiegarli, non sanno da dove arrivano, e sovente non li
riconoscono neppure se non dopo un po'. Di nuovo, sono solo i risultati che fanno capire che qualcosa è avvenuto. Ma è avvenuto
nell'inconscio, perché nessuno se ne è accorto se non a cose fatte. Altro che insight (presa di coscienza delle cause)! E' chiara la
differenza tra ipnosi e psicoterapia? C'è una differenza abissale. L'ipnotismo ericksoniano sarebbe in pratica completamente incompatibile
con la psicoterapia tradizionale se non fosse che anche un po' di lavoro conscio ha la sua importanza in ipnosi, per quanto limitata,
integrativa, ed accessoria. Ora, come si fa ad attivare questo inconscio? Il metodo migliore è farsi addestrare ipnoticamente da un esperto
di ipnosi, in modo da promuovere la competenza ipnotica necessaria. Fatto questo, sarà possibile usare indifferentemente l'ipnosi con un
ipnotista oppure l'autoipnosi. Infatti, qualsiasi cambiamento ottenuto ipnoticamente deriva da un lavoro interno del cliente non
controllabile in alcun modo dall'operatore. Ma nel caso dell'autoipnosi serve una competenza aggiuntiva: il cliente deve essere anche capace
di indurre l'ipnosi correttamente e intensamente. E questo è il punto difficile. Trattandosi di un processo inconscio, come si fa ad
istruire deliberatamente (consciamente) l'inconscio? La risposta è che non è possibile sapere quando si va in autoipnosi, e non si può
sapere neppure quale lavoro verrà svolto in autoipnosi. Si saprà che c'è stata autoipnosi soltanto dopo, in presenza di qualche risultato
(si pensi all'esempio del nome che non viene in mente). In altre parole, l'autoipnosi è sterile quando viene diretta consciamente invece che
attesa come fenomeno spontaneo (MH Erickson, Encylopedia Britannia 14th Ed, 1961). Ecco perché l'ipnotista è utile: perché ci pensa lui a
fare il lavoro conscio (in gran parte nella fase induttiva), così il cliente può occuparsi del lavoro inconscio (fase di utilizzazione)
senza interferenze. Oppure, se il soggetto è stato ben addestrato, allora può dissociarsi facilmente (sdoppiarsi) e fare da solo entrambe le
cose con gli stessi risultati. Ad esempio un mio soggetto mi ha riferito che durante la trance si era diviso in due, cioè da un lato stava
parlando a me, e intanto con un altro se stesso stava ascoltando con interesse, chiedendosi che altro sarebbe stato detto da quella bocca in
movimento. Queste cose le può fare solo un soggetto addestrato e competente nella gestione della trance. Ma un profano non addestrato non lo
potrà fare, e non farà una buona autoipnosi (almeno, non subito), e quindi farà molto più in fretta a rivolgersi a un ipnotista per imparare
alla svelta come si fa. Ovviamente può capitare che il profano vada precocemente in autoipnosi molto profonda, ma in tal caso si spaventerà
perché non saprà come gestire i fenomeni ipnotici emergenti, che lui vive come provenienti dal nulla e quindi ansiogeni (a me è capitato
proprio questo nei miei primi esperimenti: ad occhi aperti vedevo un volto con due ali che continuava a svolazzare nella stanza; lo spavento
ha annullato la trance ma anche ogni ulteriore esplorazione ipnotica, che è potuta riprendere serenamente solo dopo alcuni mesi). La
presenza di un ipnotista consente invece di approfondire l'ipnosi evitando queste inutili perdite di tempo (MH Erickson, Am J Clin Hyp;
1964, 7:152-162). In breve, chi vuole faccia pure da solo, ma sprecherà molto tempo in più dello stretto necessario. L'ipnotista accorcia
drammaticamente i tempi di apprendimento autoipnotico. A questo punto la risposta alla domanda fatta è ovvia: l'autostima, la gelosia, e
l'impulsività sono ampiamente manipolabili ipnoticamente dal soggetto medesimo. Si noti che l'analisi di autocritica cosciente (già fatta
dal signore che ha posto la domanda qui sul NG) non ha nulla a che fare con il lavoro ipnotico (a parte qualche sovrapposizione dovuta a una
ricerca interna di risposte).
L'IPNOSI IN PSICANALISI
Proseguendo nella risposta, il signore che ha posto le domande ha anche fatto una congettura: che molti psicanalisti non trattino queste
teorie probabilmente perchè la psicanalisi o la psicoterapia hanno durata maggiore e quindi un maggiore guadagno. Ora, l'ipotesi dello
sfruttamento del paziente può a volte trovare fondamento come fatto eticamente inaccettabile solo nei casi in cui le terapie si prolunghino
per anni o persino decenni senza risultati apprezzabili. Per il resto, ovviamente si cerca sempre di presupporre la buona fede
dell'operatore. In verità esistono dei validi motivi tecnici per evitare l'ipnosi durante la psicanalisi classica. Ho specificato 'classica'
perché la psicanalisi ipnotica è totalmente riservata e inaccessibile a terzi (l'operatore è tagliato fuori del tutto), e può non prevedere
alcun insight, e a volte persino il transfert può essere soltanto inferito (MH Erickson, LB Hill, Psychoanal Quart; 1944, 13:60-78).
Nonostante venga citato spesso a sproposito come 'nemico' dell'ipnosi, in verità Freud mantenne sempre un fortissimo interesse per l'ipnosi,
e infatti espresse chiaramente la viva speranza che un giorno l'ipnosi potesse trovare posto nella psicanalisi (S Freud, 'Turnings in the
ways of psychoanalytic therapy', Collected Papers, vol 2, London, Hogarth, and Institute of Psychoanalysis, 1953, pp. 107-130). Jung, un
allievo di Freud profondamente coinvolto nel neonato movimento psicanalitico, un giorno disse a una sua paziente (una donna di 58 anni) che
per la mancanza di tempo, al limite si sarebbe potuto usare solo l'ipnosi. Questa 'minaccia', del tutto inattesa, mandò in trance istantanea
profonda la paziente, che si ritrovò immediatamente libera dalla sua paralisi isterica; dato che questo avvenne durante un seminario con una
vasta platea di spettatori, Jung alcuni giorni dopo commentò così: "nonostante il mio scetticismo, devo accettare l'avvenuta cura come dato
di fatto", ma poi aggiunse pure, in tono confuso e pieno di imbarazzo: "di certo, non userò mai più l'ipnosi". Comunque, lo psicanalista non
usa l'ipnosi anche perché per lui è troppo svantaggiosa. Infatti la psicanalisi è basata sulle libere associazioni, che sono molto meno
faticose della gestione di un rapporto ipnotico. Non è un caso che l'80% dei terapeuti (specialmente psicanalisti psichiatri) abbandoni
quasi subito l'uso dell'ipnosi, perché è troppo frustrante e impegnativa, in quanto sviluppa fenomeni di transfert talmente forti da
impedire il lavoro se l'operatore non è veramente esperto di ipnosi. Non solo, ma in presenza di una trance ipnotica le libere associazioni
con un paziente psichiatrico possono creare enormi problemi allo psicanalista, specialmente se il paziente in questione è psicotico. In
questo caso i problemi sono garantiti, dato che lo psicotico non tollera in alcun modo il materiale traumatico che verrebbe agganciato
rapidamente con le libere associazioni. Viceversa, con l'amnesia ipnotica è possibile gestire piuttosto facilmente anche lo psicotico, e
aiutarlo a liberarsi dai suoi problemi. In breve, lo psicanalista fa solo bene ad evitare l'ipnosi. Prima ancora del vantaggio economico
viene quello della sopravvivenza professionale.
POSSO FARE DA SOLO OPPURE NO?
E infine c'è l'ultima domanda a cui rispondere: "allora mi chiedo se già da solo posso arrivare a risolvere questi problemi per ottenere
maggiore serenità di vita e di rapporto". Alla luce di quanto specificato sopra, la risposta alla domanda è un sonoro sì. E se poi lo
strumento per ottenere il risultato voluto è l'ipnosi, allora è importante sapere bene come funziona l'autoipnosi. Infatti le modalità del
fai da te dovranno rispettare i vincoli di correttezza tecnica che ho descritto, pena il probabile fallimento e quindi la delusione, o, come
minimo, inutili perdite di tempo e di efficacia. Al contrario, nel rispetto e nel pieno utilizzo ipnotico delle capacità personali, i
risultati non si fanno certo attendere.
Saluti
Dr Alberto Torelli
ipnologo (hypnotherapist)
www.altor.org